Le idi di marzo – Recensione

Le idi di marzo - Recensione

Non molto distante da ispirazioni come I colori della vittoria di Mike Nichols, Thirteen Days di Roger Donaldson o il recente L’uomo nell’ombra di Polanski, George Clooney infila con entusiasmo il braccio in un nido di scorpioni e confeziona un film tanto avvincente quanto velenoso. Il terreno di gioco sono le elezioni primarie, primo step per la presidenza degli Stati uniti, in cui niente è quello che sembra e la vera politica si gioca tutta dietro le quinte, relegando la sfera pubblica a mera facciata di circostanza.

In questo senso, il film spara il suo primo colpo a segno proprio trasmettendo quest’idea di scissione totale: la politica, gioco immenso in mano a uomini minuscoli, ha una sfera privata inaccessibile che vive in un mondo a parte. Infatti, il punto di vista della gente comune è praticamente bandito da questa rappresentazione, non ha nessuna importanza.

Le Idi di Marzo quindi non inventa nulla, ma gestisce bene ciò che ha da offrire. Un thriller in giacca e cravatta diretto con gusto e senza esibizionismi, impreziosito da alcune idee notevoli: Clooney, anche co-sceneggiatore, sfrutta la circolarità della vicenda e i codici del genere per veicolare un messaggio, aumentando l’efficacia di entrambi i comparti. Di conseguenza ci evita tanto il film impegnato ma palloso che il mero entertainment pieno di pretesti da una botta e via.

E se da un lato è impossibile trovare un attore fuori posto (Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman, Evan Rachel Wood, Paul Giamatti, fate voi), dall’altro abbiamo un crescendo quasi sadico, e viene da chiedersi se lo sguardo del regista non sia troppo cinico. Ma nel momento in cui sorge la domanda il film sta già facendo il suo (sporco) lavoro. Il resto lo fanno uno script teso e drammatico, praticamente privo di sbavature, e una regia molto attenta a un certo tipo di dettaglio espressivo, che lavora molto sul volto degli attori (a volte anche nascondendolo, come avviene in un momento clou della seconda parte). Difficile restare delusi, ma all’uscita dalla sala avrete probabilmente voglia di farvi una doccia.