Crimson Peak – Recensione

Recensione Crimson Peak

Guillermo Del Toro è un esteta. Già con il Labirinto del Fauno la sua straordinaria capacità evocativa era venuta allo scoperto. Atmosfere favolistiche e magiche trattate con la sapienza di un iconografo. Eppure questo ultimo film, rispetto al Labirinto, è un’operazione molto diversa. Non è mai bello costringere la creatività di un cineasta negli spazi angusti di un’ispirazione; così, parlare di Guillermo Del Toro paragonandolo a Tim Burton appare limitativo e, diciamolo, piuttosto banale. Anche perché nei macabri e fiabeschi film di Burton resta intatta un’autorialità sofisticata ed elegante, mentre in questo ultimo lungometraggio Guillermo Del Torno sembra aver capito alla perfezione le necessità di un’industriale che tende a ridurre un’operazione artistica a un prodotto id genere fortemente orientato al botteghino, con un packaging impeccabile, ma con nessuna originalità narrativa. La storia, in effetti, appare scontata e si va a incasellare in uno scaffale già strapieno di film dello stesso tipo, sia nella struttura del racconto, sia in alcuni colpi di scena, che da subito sembrano eccessivamente prevedibili. Perché un grande regista, lanciato a velocità supersonica verso il successo, dovrebbe poi rinunciare al suo linguaggio appare un mistero. O forse no?

La trama è semplice:

In una cupa Inghilterra del diciannovesimo secolo all’interno di una minacciosa abitazione vittoriana persa nelle campagne rurali del nord: la vita di Edith Cushing si svolge qui, impegnata nel suo lavoro da aspirante scrittrice e combattuta tra l’amore per due persone diverse. All’indomani di una tragedia familiare, l’esistenza della ragazza si trasforma in un incubo, i cui oscuri protagonisti si rivelano essere il nuovo, misterioso marito e la casa stessa, che la travolge con i suoi più paurosi ricordi.

Gli attori sono bravi (ottima Jessica Castani nella parte della sorella di Thomas Sharpe, interpretato da Tom Hiddleston). La protagonista, Mia Wasikowska offre allo spettatore una buona performance ma, al di là dei protagonisti, trattati come icone in un film dai tratti fortemente illustrativi e pittorici, quello che resta dei personaggi è molto poco. In linea generale è un film che si può anche perdere, magari per concedersi una serata di relax in pace a casa quando lo passeranno sui canali TV.