The Raven – Recensione

In una scena di The Raven, il direttore di un importante giornale di Baltimora definisce le recensioni “cose facili”, tradendo con suo il tono di sufficienza la concezione dell’atto critico come di uno sterile e poco impegnativo impiego di risorse intellettuali. Curioso dunque come il mio tentativo di sfatare questo mito coincida proprio con il rifiuto di stroncare a priori il film di James McTeigue, additato da molti critici blasonati come un ritratto superficiale e approssimativo di Edgar Allan Poe, una grande operazione-marchetta volta ad arruffianarsi senza troppe remore storiografiche il pubblico di giovani che le atmosfere gotiche e i misteri vittoriani hanno imparato ad apprezzarli grazie ai giochi per Xbox piuttosto che tra le pagine dei libri.

Io però ritengo che The Raven sia un film più che dignitoso se lo si guarda dall’angolazione giusta e senza la spocchia para-intellettuale che i suddetti critici blasonati riescono sempre meno a dissimulare nelle loro recensioni.

Sostanzialmente la pellicola di McTeigue si configura come un prodotto d’intrattenimento che, lungi dall’inseguire il modello del biopic celebrativo o dell’audace opera introspettiva, mira a costruire un giallo investigativo intriso di sfumature dark partendo da una premessa interessante: la misteriosa morte , una mattina dell’ottobre 1849, del geniale scrittore americano, rinvenuto in fin di vita su una panchina di Baltimora e deceduto poco dopo per cause mai chiarite (tra le mille congetture si è parlato di attacco cardiaco, sifilide, epilessia e meningite, anche se la versione più accreditata è che Poe sia rimasto vittima della pratica del “cooping”, tecnica di condizionamento delle elezioni politiche che consisteva nel costringere malcapitati elettori a votare più volte, sottoponendoli a pesanti mix di droghe e alcool, abusi psicologici e violenze fisiche).

Nel tentativo di offrire una spiegazione inedita del tragico accadimento, il film (il cui titolo cita esplicitamente il più celebre poema di Poe) ci conduce a ritroso negli ultimi giorni del grande scrittore, impegnato a dare la caccia per le strade di Baltimora a un pericoloso serial killer che semina omicidi ispirandosi proprio ai suoi celebri quanto macabri racconti del terrore.

Tocchi di sadismo “grafico” che ricordano il Fincher di Seven, una sceneggiatura che rinuncia fin da subito all’approfondimento psicologico dei personaggi per concentrarsi sul ritmo del racconto e la tenuta dell’intreccio e un John Cusack in discreta forma supportato con competenza e puntualità da Brendan Gleeson e Luke Evans. Ecco cos’ha da offrire The Raven, esercizio forse un po’ ordinario ma efficace di onesto artigianato cinematografico che ha tra l’altro un piacevole effetto collaterale: molti infatti usciranno dal cinema desiderosi di informarsi sulla vita e le opere di Poe. E chissà, sulla strada di casa decideranno magari di fermarsi in libreria per scoprire qualcosa di più sul grande genio che ha inventato la detective story ed elevato la letteratura del mistero al rango di arte superlativa.